mercoledì 29 dicembre 2010

Incontro

L'auto fumante giaceva in fianco alla strada, il cofano stringeva in un abbraccio di lamiere il lampione dell'illuminazione pubblica. Nessuna poteva assistere a quella scena inghiottita dal buio della notte, in un luogo semideserto, in una strada che nessuno percorreva. L'uomo scese dalla macchina sorpreso di ritrovarsi praticamente illeso, profondamente scosso da ciò che aveva visto prima di perdere il controllo del mezzo, scosso dal ricordo della visione di quell'ombra viva che lo aveva impaurito fino a farlo uscire di strada. Quella visione di un attimo era ora al primo posto fra i suoi pensieri, prima ancora della sua incolumità, prima ancora dei danni alla macchina, prima di voler capire dove si trovasse. Fece subito mente locale per capire cosa fosse successo: ricordò le due luci rosse circolari riflesse dallo specchietto, luci troppo intense e vicine fra di loro per essere i fanali di un auto... poi l'incredibile, i due tondi scarlatti che salgono fino al cielo e sovrastano la vettura, ed intorno a loro una figura nera, spettrale, un'ombra dalle grandi ali nere. Poi il botto ed ora la testa che doleva e la macchina che fumava. I suoi pensieri congelarono appena sentì dei rantoli sommessi provenire alle sue spalle, il loro ritmo terribilmente simile a quello di un respiro. Tutti i suoi nervi si tesero all'unisono e lungo la schiena si fece strada il più gelido fra tutti i brividi che avesse mai provato. Dietro di lui lo scrutava la tremenda creatura, alta almeno due metri e nera come la pece, le ali ripiegate sul corpo tozzo sorretto da gambe simili a quelle umane. La testa era sostenuta dal tronco, priva di collo, gli occhi rotondi ed enormi brillavano come due stelle di altri mondi.. l'uomo sentì la mente cedergli prima delle gambe, mosse un lento passo indietro guidato da puro istinto di conservazione, poi la paura gli si serrò intorno impedendo movimenti e pensiero. Ed allora l'essere parlò: "Salve uomo". La voce era finta e profonda, più simile ad un suono continuo, estremamente basso, faticosamente modulato in consonanti e vocali. Di fronte a tanto stupore ogni convenzione mentale era saltata, e l'autista automaticamente rispose con un debole "salve" senza avere la forza di rendersene conto. L'essere lo scrutava in silenzio.La domanda uscì da sola, irrazionale, come se l'uomo non potesse controllare ciò che diceva: "tu sei.. un dio?" Di nuovo la voce atonale: "Non lo sono, ma comprendo la tua domanda".
"Cosa sei?"
"non comprenderesti"
"cosa.. cosa vuoi da me?"
"prenderti"
A quella risposta, la leggera calma guadagnata dal pensiero di parlare con un essere senziente si spezzò, lacrime calde cominciarono a rigare le guance dell'uomo, lacrime di una disperazione sconosciuta.
"Non spaventarti, la paura è inutile"
"perchè proprio io? che ho fatto?"
"non comprenderesti"
"... mi mangerai?"
"non mi servi per nutrirmi"
L'uomo guardava lo strano essere provando una miscela di emozioni mai provate prima in tutti gli anni della sua vita. Era spaventato, ma provava anche uno strano senso di timore reverenziale, era un qualcosa che non doveva e forse non poteva esistere; parlare con lei era come parlare con una porta aperta sull'infinito.
"da dove vieni?"
"da un mondo"
"un altro pianeta?"
"no, ci sono mondi all'interno di mondi"
"non voglio venire con te"
"tu sei mio"
Solo allora l'uomo notò il terribile odore di ammoniaca che impregnava l'aria, era così intenso da bruciargli il naso ad ogni suo rapido respiro.
"sei un demone?"
"no"
"ma allora cosa... che cosa sei?" s
inghiozzava sconvolto.
L'essere taceva.
Poi parlò: "al mondo scompaiono molte persone, il mondo non è come pensate. Non è come voi lo pensate" la sua voce era veramente qualcosa di terribile. L'uomo non sapeva dove stesse per essere condotto, in che veste, né con chi o forse cosa.. ma tutto ciò non aveva più importanza, niente aveva più senso logico. La sua mente piangeva.. pensò a quanto miseri sono gli uomini, pensano di aver compreso il mondo solo perché hanno occhi per guardarlo e orecchie per sentirlo, ma non conoscono neppure la superficie di loro stessi. Guardano le stelle e prestano loro così poca attenzione, hanno l'infinito dentro di loro e lo rifiutano. Il misero umano, autista di automobile dai calzoni bagnati di lacrime, scomparve senza lasciare traccia insieme alla creatura. Nessuno li vide.
Il lampione dell'illuminazione pubblica si spense.

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