mercoledì 29 dicembre 2010

La storia di Jacob




Nessuno sapeva dove fosse finito Jacob da quando si era rifiutato di combattere.
C'era chi diceva che fosse morto, chi diceva che avesse intrapreso un lungo viaggio, chi affermava che si era ridotto ad essere poco più di un barbone.
La verità è che avevano tutti ragione.
Jacob era morto, era morta la sua vecchia pelle che si era tolto come fa un serpente.
Ora vagava per il mondo apparentemente senza meta, senza desiderio nè direzione.
Da quando si era rifiutato di combattere erano molte le cose che i suoi occhi avevano visto: le alte montagne bianche, le profonde valli umide, i deserti più rossi e le foreste più verdi. Da allora non si era più tagliato i capelli, non portava con sè nè lo scudo nè la spada, e vestiva un povero vestito color marrone e porpora. Le sue giornate non trascorrevano uguali come un tempo, ora erano completamente nuove e spaventosamente imprevedibili. Sapeva che ogni singolo giorno sarebbe potuto morire per l'attacco di un orso o per uno sconosciuto aggressivo, sapeva anche che ogni giorno avrebbe potuto patire la fame o la sete, il freddo e la solitudine; eppure questo non accadeva mai. Non accadeva perchè Jacob non fuggiva queste paure, e loro non avevano motivo di rincorrerlo.
Jacob aveva imparato molte cose osservando le strade che percorreva giorno dopo giorno, come ascoltare il canto delle stelle, che solo pochissimi odono; aveva imparato a parlare i linguaggio dell'acqua che mormora di continuo, quello della terra che parla col silenzio, quello dell'aria che bisbiglia veloce alle orecchie, e quello del fuoco che crepita la sua saggezza. Aveva imparato il linguaggio del mondo, e facendo questo aveva appreso il linguaggio di sè stesso, delle sue stelle interiori, dell'acqua, della terra, dell'aria e del fuoco che scorrono nel suo corpo e nelle sue vene. Erano passate molte lune da quando aveva deciso di non combattere, e per quel tempo il mondo era stato il suo maestro; aveva incontrato molte persone sulla sua strada ed aveva amato molte donne come amano i gatti.
Ora il mondo voleva che passasse attraverso un deserto, da tempo aveva imparato ad ascoltare ed ad accettare i consigli e le storie che gli raccontava, e così una calda notte decise di entrare nel deserto di Morgana. Penetrò il confine del deserto quando la falce della luna era alta nel cielo ed i serpenti escono per cacciare le prede. Poi si distese sulla duna più alta e dormì sotto gli occhi curiosi del cielo stellato. Jacob era già sveglio quando il sole aveva superato il confine delle montagne, e preso il suo fagotto si incammino' verso il cuore del deserto. Solo un pazzo si sarebbe addentrato volontariamente verso il centro del deserto in pieno giorno, ma Jacob era un pazzo perchè non sottostava alle leggi degli uomini nè a quelle della mente. Dopo ore di cammino il sudore gli gocciolava sugli occhi e gli impediva di vedere ciò che aveva attorno, ed in quel momento decise di fermarsi. Il paesaggio era monotono, sempre grandi dune di sabbia arancione avvolte in un mare di luce e sabbia; così si sedette ed osservò un ombra all'orizzonte. 
Era un uomo, alto pressapoco come lui, e gli veniva incontro. Solo quando gli fu vicino realizzò che l'uomo era vestito con una pesante tunica nera, e che sul suo viso del colore della perla non c'era nemmeno una goccia di sudore. Gli chiese chi fosse e lui rispose: sono la Morte. I suoi occhi erano neri e penetranti e sembra volessero conficcarsi in quelli di Jacob. Di nuovo parlò e gli chiese se volesse sfidarlo, se avesse vinto gli avrebbe risparmiato la vita, se avesse perso sarebbe andato con lui. Jacob pensò a quanto gli era capitato durante la vita, e vide le sue esperienze scorrergli addosso come un fiume colorato; vide la sua infanzia, la sua giovinezza, il suo primo amore, provò il tepore caldo del sole di giugno e il freddo invernale che tempra lo spirito. Nella sua mente rivide i suoi genitori, il sorriso di sua nonna, le spade dei suoi compagni ed il cielo quando piove e c'è il sole. Il suo cuore era colmo di vita, la sua mente libera, si accorse che i suoi occhi erano bagnati; si alzò guardo la Morte in faccia e distese le braccia orizzontalmente mostrando il petto agli artigli dello straniero, senza opporre nessuna resistenza. La Morte impugno' la lunga falce ricurva e scaricò il colpo con grande violenza e determinazione in pieno petto.
Jacob udì il boato assordante del tuono, e si ritrovò a terra.
Intorno a lui non era più il deserto, ma il villaggio della foresta dal quale era partito. La sua veste era squarciata all'altezza del petto ma il suo corpo non era ferito. Nella mano destra stringeva una chiave d'oro.
Realizzò che tutti gli uomini sono immortali.

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