martedì 11 dicembre 2012

Luna piena

La luna era bianca ed immensa e bagnava l'intero piazzale del suo chiarore mentre il cielo terso tradiva l'inizio uggioso di un novembre.Paolo stava bavendo la sua birra fuori da locale, gustandosi quello che poteva di quella bevanda scadente e senza troppe pretese, comprata in economia dal bar in nuova gestione. Era ubriaco, ma non quell'ubriachezza che ottenebra i pensieri, ma piuttosto un ebbrezza che catalizza le idee e toglie i veli dalla percezioni mondane; chissà se gli antichi miti dionisiaci contemplassero questa peculirità, temo non lo sparemo mai.
Riti dionisiaci o no, la birra fa pisciare, e così Paolo fu costretto a separarsi dalla visione di quel perfetto astro rotondo e a dirigersi verso la toilette del locale.Mentre espelleva il liquido che fino a dieci minuti fa era stato il suo nettare si mise a contemplare, contemplare il luogo in cui si trovava, contemplare il tempo  in cui viveva, contemplare sè stesso. In quel momento, scevro da pensieri, si rese conto in un solo lungo attimo della natura della vita.Lui come tutti aveva un nome, una ideantità, un rulo sociale e tutto ciò che ne deriva... eppure cos'era questa sua vita in confronto all'eternità? cos'era lui, se non un goffo attore che cerca di nascondersi dietro ad una maschera per un tempo che è e sarà sempre effimero? il suo sguardo mentale si allargò alla sua possibile esistenza prima di essere un umano, al suo futuro, e comprese in esso il travagliato percorso incerto di tutta l'umanità. Tutto era niente di più di un palconscenico, e lui e ogni altra persona che anneriva i propri piedi in questo mondo non era di più che un attore occasionale. Perchè prendersela quindi per i propri problemi? a conti fatti essi non esistevano.. Perchè stare male per quello che non si può ottenere? lui era molto di più del ruolo che interpretava, e i suoi desideti inappagati facevano stupidamente parte del suo personaggio. Perchè mantenere quella maschera umana? lui era il tutto, perchè limitarsi a nascondersi dietro a pelle, personalità, fuliggine e freddo? Da quel cesso Paolo uscì come una persona diversa, forse solo per dieci minuti, forse solo per una sera, o forse solo per il tempo di metterlo per iscritto; ma comprese e in quella comprensione vide la vera natura delle cose.
Camminò fra la gente con un sorriso fra le labbra, ogni cosa gli sembrava effimera e per questo bellissima; ogni persona, ogni azione era uno spettacolare soffio di sabia nel vento che non sarebbe stato più. Il tempo stesso divenne artefice ed artista di un mondo che si plasmava e si distruggeva nel giro di un attimo, ravvivando potentemente la sua fulgida bellezza.Con questa consapevolezza si avviò, anonimo in mezzo alla gente, godendo ogni momento, ogni attimo, di questa immersione nello straoridnario che è la vita umana quotidiana. Per un attimo provò una sincera compassione per chi si immedesima troppo nel proprio ruolo, assuefacendosene, restandone schiavo fino a che la compassionevole morte non gli concede la falce come grazia.Ma non erano pensiero per lui, non più, ora camminava fra gli uomini, sopra gli uomini, ed il suo unico desiderio grande era di tornare fuori, a dissetarsi a quella luminosa e  intensa luna piena.

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