lunedì 27 ottobre 2014

Vita

Mattinata di primavera, primi raggi solari che scaldano.  Lungo la strada che conduce alla stazione ho attraversato  una nuvola di studenti. Piccoli ragazzini colorati, boccioli di potenziali che incrociavano la mia vi a come uno sciame di colorati insetti. E’ stata una sensazione strana.. dall’alto dei miei 30 anni e della mia mancata notte di sonno  potevo vederli con gli occhi della nostalgia, perché anche io ero stato uno di loro. Potevo leggere tutto su quelle facce: chi sarebbe diventato qualcuno, chi  uno spaccino, chi la figa della scuola.. non nascondevano niente, e io venivo investito da questo arcobaleno di facce annoiate e acerbe e vive.
Stavo andando a Milano, al Salone del Mobile, per tenermi aggiornato sul mondo del design, ma era un scusa per incontrare una ragazza. Aspettando il treno riflettevo sui millenni trascorsi in cui gli imperi, i re, i principi e gli uomini comuni si indaffaravano come pazzi per una figa, trascinando con sé l’intera storia della razza umana, e scandendone il ritmo con questa semplice, semplicissima brama.
Lei è arrivata, spensierata, a portarmi la vita, dall’altezza media dei suoi 22 anni.
Non era particolarmente bella, né colta, né altro, e spesso era inopportuna,  non aveva nessun motivo per cui mi sarei potuto innamorare di lei.
Che motivo c’era? Perché? Perché? Perché? Ma cosa ci trovavo? Era ancora una mocciosa, non avrei potuta definirla una donna… e allora come spiegare tutto questo desiderio di (tornare?) a lei?
Quando un’attrazione non la spieghi con la testa è doppiamente pericolosa, perché trova il suo inizio e la sua fine nel cuore, una zona sconosciuta, sede dell’arte, della bellezza e della vita, dove non si ha alcun controllo.
Era la primavera per me cazzo. Ed era pure fidanzata. Eppure non si tirava indietro.
Eravamo come due serpenti intrecciati, perfetta eufonia, e lo sapevamo.
Era l’irrazionalità fatta persona, e per questo la cercavo, dopo una vita di logica sentivo il desiderio di dissetarmi  alla fonte di un nuovo modo di capire. Era diventata il mio maestro per farmi capire la vita.
Notte, la giornata è passata in un attimo, mi lancia messaggi sul cellulare come coltelli, coltelli che vanno a segno. La luna è piena, profumo del fieno di primo taglio; sorrido alla brezza, non me ne frega un cazzo di niente,  ho imparato a sentire il cuore.

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