Scriveva un poeta italiano, e
qualche secolo più tardi un poeta minore ci aggiungerà un “porcocane”.
Francesco non sapeva dove precisamente dove si stesse dirigendo mentre attraversava Via dei Giardini, nel cuore di Roma, non
lo sapeva ma pensava a ancora a lei. Non era giusto e non se lo spiegava, perché
doveva essere così? Perché doveva esser tormentato dal suo ricordo? Cupido aveva
sicuramene sbagliato qualcosa quel bastardo, per condannarlo a perdere il sonno
ancora per quella ragazzetta.
“Amar che null’amato amar perdona porcocane, lo scriverò sui cessi e nelle metropolitane”
La luna non era dalla sua parte
quella sera, troppo piena e luminosa per dagli una speranza di cinismo, di materialismo
che non voleva manifestarsi. Invece era una bellissima serata di inizio primavera,
mannaggia, una serata in cui la dolcissima brezza notturna portava il profumo
dei primi fiori appena sbocciati.
Fanculo tutto questo, e fanculo il suo cuore sensibile, ma si rimangiò subito il
pensiero.
Si dice che tutte le strade portano a Roma, ma in quella notte tutte le strade portavano a lei, e senza rendersene conto era arrivato davanti al suo portone, come nella famosa canzone di Venditti.
Che avrebbe fatto? Era davvero ancora il tempo di insistere? Era ancora il
tempo di innamorarsi? Ormai aveva una certa età, era più conveniente pensare a
mettere su una famiglia con una donna qualsiasi, sistemarsi, vivere una vita
ordinaria. Per lo meno questo dai, chi si contenta gode, ultima fermata per quel treno. Tutti
i suoi amici ormai avevano figli, avevano una meritata vita mondana, e vivevano
la pace che lui non aveva ancora.
Arrenditi Francesco, accetta una vita comune, te la meriti. Al viaggiatore che
non ha una meta nessun vento è favorevole.
Smettila di vagare, torna ad Itaca. Le
sirene lo stavano seducendo.
Alzò lo sguardò ed inalò a pieni polmoni quel nettare di brezza. Non pensò a
niente. Solo lui, la Luna, e il profumo dei fiori. Nient’atro.
Non avrebbe rinunciato al suo cuore,
questo era il giuramento che aveva fatto a sé stesso da ragazzo. Non avrebbe
rinunciato, anche se la sua vita fosse diventata un’eterna ricerca, una croce
da portare in vita. Il suo cuore era tutto ciò che aveva, e non lo avrebbe mai rinnegato. Non sapeva se quello che stava per fare era giusto, non sapeva se
aveva senso, non sapeva se fosse importante ne avesse.
Fece un passo verso il portone,
deglutì, e cercò con lo sguardo il nome del campanello.
Suonò il citofono, e una voce gli rispose.
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